Baite ristrutturate al Lavaröt, località, insieme all'alpe Caval, dove avvennero i principali scontri tra partigiani e tedeschi.
Leggermente a destra rispetto al centro della foto, il cippo in ricordo dei partigiani caduti.

La guerra:   introduzione

    Le origini del movimento partigiano nell’Ossola, come in altre valli alpine, risalgono ai giorni immediatamente seguenti l’ 8 settembre 1943. A partire da questo momento le valli ossolane furono protagoniste di un’azione di resistenza animata e spinta dalla “volontà di abbattere il fascismo, di conquistare la libertà e di cacciare lo straniero invasore” (1), culminata nella proclamazione della Repubblica Partigiana dell’Ossola che per quaranta giorni, dal 9 settembre al 23 ottobre 1944 portò queste vallate alla ribalta della storia.
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In queste pagine introduttive alla sezione sono stati indicati, tratti dallo scritto sopra citato, i fatti e gli episodi che ebbero come teatro di svolgimento la valle Antrona e, in particolare, i luoghi nei dintorni di Viganella, a partire dal momento in cui i partigiani decisero di trasferirsi dalla Valsesia, dove la loro azione si stava facendo essenzialmente di mantenimento e di difesa, nell’Ossola per passare decisamente all’attacco.
     “I comandanti si riuniscono. La discussione è lunga e dura quattro giorni. Che fare? … Non resta che trasferirsi nell’Ossola … La zona è importante … c’è la statale del Sempione, grande arteria di comunicazione. Ci sono, a differenza della Valsesia, i presidi permanenti dei tedeschi”. (2)
     I partigiani del battaglione Camasco sotto il comando di Barbis, Guido Vicario, attraverso la val Baranca scendono in valle Anzasca e di lì, passando dalla Colma e dai Prei, giungono in Valle Antrona dove fissano la propria sede operativa. La valle è stretta tra il presidio tedesco stanziato a Villadossola, in Villa Lena, e il presidio nazifascista accampato ad Antrona. Come base scelgono l’alpeggio di Alber, a mezz’ora di cammino sopra la frazione di Cheggio, sul sentiero che da Rivera porta all’alpe Cavallo. La zona è strategica. A Rivera, proprio a metà valle, la carrozzabile attraversa su un ponte il torrente Ovesca e i partigiani si rendono conto delle possibilità tattiche che il luogo offre; attraverso il passo di Ogaggia, sopra l’alpe Cavallo, e la valle di Montescheno (detta anche valle della Brevettola dal torrente che la percorre) possono mantenere i contatti con i partigiani della val Bognanco e attraverso la Colma, sul versante opposto, con i partigiani della valle Anzasca.
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     Il 5 agosto 1944 ha luogo uno degli episodi che maggiormente è rimasto impresso nei ricordi della popolazione: l’assalto alla corriera. Lo trascrivo per intero.
     “In località Prato di Viganella a ridosso del ponte tra San Pietro e Viganella 12 uomini del battaglione Camasco arrestano la corriera per Villadossola su cui viaggiavano otto soldati tedeschi, due militi e tre avieri. Alla proposta di resa i tedeschi aprono il fuoco. Il comandante Piero e i suoi garibaldini, pronti alla reazione, uccidono sette tedeschi, i due militi e due avieri fascisti. Riescono a scampare un ufficiale tedesco, pure ferito, e un aviere. Perdono purtroppo la vita, nella breve ma violenta scaramuccia, due civili italiani. Recuperate le seguenti armi: 1 mitragliere, 1 mitra tedesco, 10 fucili” (3).
Si può confrontare il resoconto con la testimonianza di Bernardino Banchini.
     Corre voce che per l’accaduto i paesi di Viganella e Rivera devono essere bruciati come rappresaglia. Si sarebbe trattato di una misura repressiva effettivamente adottata in altre circostanze. Pochi giorni dopo, il 29 agosto, a Premosello un partigiano e quattro civili furono uccisi (di cui due a pugnalate); “finita questa strage ( i tedeschi) girano per il paese e danno fuoco a 33 case… per fortuna nella maggior parte il fuoco non attacca bene; solo otto case vanno a fuoco completamente” (4). Tutto questo perché alcuni giorni prima i partigiani avevano catturato un motociclista tedesco. In valle Anzasca a metà febbraio dell’anno seguente saranno incendiate baite e case di una frazione di Castiglione per un attacco ad un reparto della brigata nera Ravenna (5).
     Nulla di tutto questo accade a Viganella e a Rivera. Secondo Gino Grossi per la mediazione dell’ufficiale tedesco scampato e del parroco di Montescheno; secondo Bernardino Banchini per la mediazione del dottore.
     Il 16 agosto 1944 “il presidio nazifascista di Antrona, ridotto allo stremo delle forze, abbandona la valle per la via dei monti…il battaglione Camasco è rimasto padrone di tutta la valle Antrona” (6). I partigiani si piazzano nei pressi della cappella dell’Albarina da cui si controlla la carrozzabile. Durante il passaggio dei tedeschi in ritirata ha luogo una sparatoria. I segni sono ancora visibili su un lato della cappella.
Inizia il periodo della Repubblica dell’Ossola.
(segue...)
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1) A. Aniasi, Prefazione a Guerriglia nell’Ossola. Diari, documenti, testimonianze garibaldine, a cura di M. Fini, F. Giannantoni, R. Pesenti, M.     Punzo, Milano, Feltrinelli, 1975, p. 7.
2) A. Aniasi, Prefazione  a Guerriglia nell’Ossola,cit, p. 16.

3) Ibid. Si veda anche in proposito la testimonianza di uno dei componenti del gruppo dei partigiani, G. Caprilei, riportata in “P. Bologna, Il     prezzo di una capra marcia, Domodossola, Edizione libreria Giovannacci, 1976, p. 55.
4) P. Bologna, Il prezzo di una capra marcia, Domodossola, Edizione libreria Giovannacci, 1976 p. 150.
5) Ivi, p. 91.
6) Guerriglia nell’Ossola, cit., p. 47.